
lunedì 20 dicembre 2010
Rassegna Stampa - Bagarre per la centrale di Busche

mercoledì 8 dicembre 2010
PRESIDIO CONTRO LA CENTRALE CAMOLINO - BUSCHE

lunedì 15 novembre 2010
Comunicato Stampa contro la realizzazione di una centrale idroelettrica sul torrente Vajont

La funesta parola “sfruttamento” torna ad affacciarsi sul Vajont. Già c’erano stati, in passato, altri progetti, tutti giustamente naufragati sull’onda dell’indignazione che avevano suscitato. Ora viene presentato il progetto di un nuovo impianto idroelettrico, i cui contenuti sono ancora tutti da chiarire, ma che ha comunque un inaccettabile punto di partenza: l’utilizzo dell’acqua del torrente Vajont, in un territorio dove la logica della privatizzazione di un bene comune, l’acqua, è arrivata alle sue estreme conseguenze.
La parola “sacro” non va spesa alla leggera, ma quel territorio, quella diga, quei paesi non possono essere un’altra volta oggetto di sfruttamento in nome di un malinteso “sviluppo”. Quel territorio e quell’acqua sono “sacri” perché non soltanto conservano i segni di una tragedia, ma custodiscono una memoria comune, delle popolazioni del Vajont e dell’umanità intera.
Il Vajont ha ottenuto nel 2008 (Anno internazionale del Pianeta Terra) un riconoscimento significativo dall’Onu: quello di essere stata la più grande tragedia al mondo che si poteva evitare, provocata dall’incuria umana, cioè dall’uomo e non dalla natura, esempio negativo del fallimento di ingegneri e geologi. Il Vajont è così entrato al primo posto di una graduatoria mondiale che, per quanto “negativa”, lancia un monito a lavorare tutti per evitare che tragedie simili si ripetano. Se le cause della tragedia del Vajont sono da ricercare nella corsa al profitto e nello sfruttamento delle risorse della natura, l’iniziativa propugnata dalle Società EN&EN – Martini e Franco e dalle Amm. di Castellavazzo, Longarone ed Erto Casso va nella direzione opposta.
L’affermazione più sconcertante viene da Franco Roccon, sindaco di Castellavazzo, che rende più che esplicito il punto di caduta culturale e politico: l’Associazione Superstiti e Comitato sopravvissuti, dice Roccon, “difendono la memoria”, mentre gli altri, quelli che “vivono oggi sui territori devastati un tempo dalla tragedia, guardano al futuro”. I superstiti, dunque, sarebbero persone prigioniere di un passato che non vuol passare, ancorati a una tragedia superata? E a quale futuro bisognerebbe guardare?
Il “futuro” è contenuto nel nuovo progetto idroelettrico che evidentemente tanto “progetto” non è, visto che già ci sono accordi precisi con il Bim Gsp, che gestirà l’opera e di cui è presidente, guarda caso, proprio il sindaco Roccon. Nessuno, fino ad oggi, ne sapeva niente: ma evidentemente il piano è già stato presentato negli uffici e condiviso dai sindaci, prima ancora di essere sottoposto alla discussione e al vaglio della popolazione.
Quel “futuro” è un passato già visto. Già visto sul Vajont, dove la gente a suo tempo è sempre stata tenuta all’oscuro di che cosa si consumava sulla sua pelle. Già visto nei molti comuni dove in anni più recenti si è continuato a saccheggiare un bene comune, l’acqua, e a compromettere l’ambiente e gli ultimi torrenti della montagna con la richiesta e la costruzione di decine di nuove centrali idroelettriche. La filosofia di fondo è ancora quella di una volta: “valorizzare”, “sfruttare”, “utilizzare” fino all’ultima goccia l’acqua della montagna, in nome dello “sviluppo” e assecondare la progressiva privatizzazione di Beni Comuni paradossalmente riconosciuti come Patrimonio dell’Umanità.
Altro che ricchezza inutilizzata, è l' assenza di un’idea di futuro sostenibile fondata sulla bellezza di queste montagne la vera miseria, che non è povertà: è la miseria di amministratori rassegnati che si dicono costretti a svendere il territorio per far fronte ai tagli indiscriminati di un governo “amico” e federalista, è la miseria morale di chi dice che il passato è passato e che è meglio sfruttare noi ogni rivolo d’acqua comprese quelle del Vajont prima che ci pensi qualcun altro.
La storia del Vajont in realtà ci ha lasciato l’inesauribile valore e testimonianza di chi ha denunciato gli scempi del prima e del dopo, di chi ha lottato per la giustizia sociale ed ambientale, di chi ha sempre ribadito che la dignità e la memoria non avevano e non hanno un prezzo.
Da questi esempi e da questa ricchezza partiranno i cittadini bellunesi per impedire la realizzazione di questo progetto.
Associazione culturale “Tina Merlin” – Comitato Acqua Bene Comune
sabato 30 ottobre 2010
DICIAMOCELA TUTTA SULLA CAMOLINO-BUSCHE

Il Comitato Bellunese Acqua Bene Comune organizza 5 incontri di informazione sul mega progetto della centrale idroelettrica Camolino-Busche voluta da Enel e EN&EN
CESIOMAGGIORE:
9 NOVEMBRE ORE 20:30
SALA PAROCCHIALE
SANTA GIUSTINA:
12 NOVEMBRE ORE 20:30
SALA POLIFUNZIONALE PIAZZA MAGGIORE
LENTIAI:
16 NOVEMBRE ORE 20:30
CENTRO SOCIALE TRES
SAN GREGORIO:
19 NOVEMBRE ORE 20:30
SALA CONSILIARE
SOSPIROLO:
23 NOVEMBRE ORE 20:30
CENTRO CIVICO
TI ASPETTIAMO!
martedì 12 ottobre 2010
PRESIDIO IN CONSIGLIO PROVINCIALE

Contro coloro che vogliono svendere la nostra terra!
Basta speculazioni sui nostri fiumi!
Non mancare!
Difendiamo il fiume Mis

Oltre un centinaio di persone si sono radunate nella frazione bellunese di Camolino per partecipare alla conferenza stampa promossa dal comitato Acqua Bene Comune contro il progetto di Enel, in partnership con la società En&En, che prevede la realizzazione di una mega centrale idroelettrica sul torrente Mis. Una conferenza stampa inusuale, che si è svolta nel terreno in cui i progettisti hanno previsto di collocare l’inizio della condotta forzata che attraverserà quattro diversi Comuni, prima di rilasciare, 11 kilometri più a valle in località Busche (BL), l’acqua prelevata a Camolino. La condotta avrà una portata massima di 50 mc/s di acqua per una produzione elettrica annua di 90 gigawatt. Si tratta di un’opera di grande impatto ambientale, come dimostrano i 600 mila metri cubi di materiale che verrà scavato con l’utilizzo di una tunnel boring machine (TBM), una mega talpa che realizzerà un tunnel di 5,80 m di diametro nel quale verrà collocata la condotta. Oltretutto, in alcune zone, anche in prossimità di abitazioni, si passerà ad uno scavo di tipo “tradizionale” , ovvero con l’utilizzo di mine.
Questi sono solo alcuni dei numeri che emergono dal progetto, cifre che solo in parte riescono a descrivere la reale portata dell’opera. Per questo, alcuni attivisti del comitato, prima dell’inizio della conferenza stampa, hanno installato un facsimile in scala 1:1 della sezione della condotta, permettendo così, alle persone presenti, di poter vedere con i propri occhi la dimensione reale dello scavo previsto.
Inoltre, come è stato più volte ricordato, la realizzazione di quest’opera, determinerebbe la definitiva morte dell’ecosistema del fiume Mis, già fortemente compromesso a causa di un'altra grande centrale idroelettrica che ne sfrutta la portata più a monte. Ma, il Mis è solo uno dei tanti esempi di sfruttamento insostenibile dei fiumi del bacino idrico della Piave. Il 90% delle sue acque sono già attualmente artificializzate per scopi idroelettrici e irrigui e questa nuova centrale, la così detta Camolino-Busche, andrebbe ad intaccare in parte quel ultimo 10% di acqua rimasta libera di scorrere nel proprio alveo. Per questo motivo, in difesa dei fiumi bellunesi, il comitato aveva promosso una petizione popolare nella quale si richiedeva una moratoria alla realizzazione di nuovi impianti idroelettrici nel territorio bellunese e la messa in discussione delle vecchie concessioni. Le 9000 firme raccolte però, sono rimaste nascoste nei cassetti dell’amministrazione provinciale, totalmente snobbate dal presidente leghista Bottacin, che come per la questione del prolungamento dell’autostrada A27, è disposto a svendere il proprio territorio a qualche speculatore senza scrupoli. Per questo il comitato ha indetto per venerdì 15 alle ore 15:30 un presidio in consiglio dove sarà discussa la questione relativa alla nuova centrale Camolino-Busche.
Infine, la conferenza stampa, si è conclusa con una bellissima iniziativa di una trentina di canoisti che con i propri kayak hanno disceso il fiume Mis , con in testa lo striscione “Stop alla sfruttamento dei fiumi”.
lunedì 4 ottobre 2010
RIPRENDIAMOCI I NOSTRI FIUMI!

giovedì 24 giugno 2010
PRESIDIO CONTRO LA MEGA CENTRALE IDROELETTRICA DI CAMOLINO-BUSCHE

Giovedì 1 luglio presso il centro civico di Sospirolo (BL) alle ore 20,30 si terrà la presentazione del progetto di un nuovo mega impianto idroelettrico voluto da una società mista composta al 51% da ENEL e al 49% da En&En (cordata di imprenditori e industriali bellunesi). Si tratta di un progetto che interesserà i comuni di Sospirolo, San Gregorio, Santa Giustina e Cesiomaggiore. Sono previsti 11 Km di condotta in galleria di 5,10 metri di diametro (anche con transiti vicini a centri abitati) fino a 100 metri di profondità con inghiottitoi e finestre realizzate anche con esplosioni,una vasca di carico di 2000 mq e di 8,30 metri di profondità;portate derivate di 50 mc/s, l’acqua del fiume Mis intubata e restituita a Salmenega (l’energia elettrica messa in rete con un elettrodotto ed una centrale costruita in campagna a Zaetta). Per realizzare l’opera si caveranno 400.000 metri cubi di materiale trasportati in aree di stoccaggio da definire e all'impianto ghiaie di Busche.
Siamo di fronte all’ennesimo tentativo da parte di pochi speculatori di mercificare la poca acqua rimasta nei nostri fiumi.
Un eco-mostro, un ennesimo attacco alla dignità del nostro territorio!
Questi “nuovi” predoni dell’acqua sostengono che la centrale coprirà quasi totalmente il fabbisogno energetico della provincia di Belluno, ma si dimenticano di ricordare che nel nostro territorio produciamo già più energia di quanta la popolazione ne consuma e che il bacino idrico della Piave è attualmente il più artificializzato d’Europa con il 90% delle sue acque già utilizzato per scopi idroelettrici e irrigui.
I nostri fiumi hanno già dato! Adesso basta!
Per questo, saremo presenti all’incontro con un presidio a partire dalle ore 20, per ricordare la contrarietà di migliaia di cittadini bellunesi che hanno firmato una petizione nel quale veniva richiesta una moratoria alla realizzazione di nuovi impianti idroelettrici nel nostro territorio.
Contro coloro che vogliono svendere la nostra terra!
Basta speculazioni sui nostri fiumi!
Non mancare!
giovedì 6 maggio 2010
Assemblea del Comitato Acqua Bene Comune
- Divisione ambiti territoriali e competenze organizzative raccolta firme.
- Distribuzione moduli firme.
- Pianificazione banchetti in manifestazioni, fiere, eventi, mercati.
- Distribuzione manifesti, volantini, locandine campagna.
- Proposte autofinanziamento iniziative.
- Eventi e spettacoli di sostegno.
mercoledì 28 aprile 2010
DIBATTICO PUBBLICO: "PATAGONIA SENZA DIGHE"

Forza e coraggio, se i politici tradiscono il suo popolo, lo stesso popolo deciderá la sua storia.
Fraternamente,
Luis Infanti De la Mora "
giovedì 22 aprile 2010
INIZIO CAMPAGNA REFERENDARIA A BELLUNO

Il fine settimana del 22 e 25 aprile inizia anche in Provincia di Belluno la raccolta firme per i referendum per la ripubblicizzazione dell'acqua. I primi tre eventi con la presenza dei banchetti sono previsti:
Giovedi 22 aprile - ore 18.30 Sala de Luca a Borgo Prà a Belluno alla Presentazione di ALTAI, l´ultimo libro di WU MING.Sarà presente l'autore WU MING 1 (Roberto Bui) ;
Domenica 25 aprile al Centro Ricreativo di Torbe di Sospirolo dalle ore 12 nell'ambito della festa provinciale della Liberazione "Bella Ciao";
Sabato 1 maggio alle ore 20,30 al Teatro Pierobon di Paiane Ponte nelle Alpi l'incontro con Mons.Luigino Infanti De La Mora Vescovo di Aysen (Cile) ed una delegazione del comitato cileno "Patagonia senza dighe".
Da martedì 27 si potrà firmare anche negli uffici comunali oltre che ai banchetti organizzati territorialmente. A questo proposito si informa che:
I moduli per firmare e volantini informativi per chi intende attivarsi, saranno disponibili da venerdì 23 aprile presso le sedi di federconsumatori (cgil): via fantuzzi 19 a Belluno (Guido Mattera) e Piazzale Parmeggiani 25 a Feltre (Paolo Casagrande);
- Stiamo raccogliendo riferimenti e numeri telefonici di consiglieri disponibili per le autenticazioni;
- Si auspicano proposte ed iniziative e si richiedono disponibilità di di presenza ai banchetti in piazze e mercati per meglio pianificare sforzi organizzativi;
- Sono disponibili su richiesta modelli richiesta spazi pubblici, manual esplicativo per raccolta /autenticazione firme, manifesti iniziativa referendaria;
domenica 11 aprile 2010
COSTITUZIONE COMITATO PROVINCIALE IN APPOGGIO AL REFERENDUM CONTRO LA PRIVATIZZAZIONE DELL'ACQUA
A tutti i cittadini, le associazioni, i comitati,
i soggetti politici e della società civile del Bellunese
Nel novembre 2009 è stato approvato, con ricorso alla fiducia e con la scusa di una strumentale richiesta di adeguamento alle norme europee, il decreto Ronchi, che con l’art. 15 dà il definitivo avvio al processo di privatizzazione del servizio idrico integrato, e, insieme ad esso, di gran parte dei servizi pubblici locali.
Non si tratta evidentemente di un estemporaneo provvedimento operativo, quanto piuttosto di un percorso di smantellamento del ruolo del soggetto pubblico che non sembra avere eguali in Europa e di esautorazione delle comunità locali dalla gestione e dal diritto di scelta sui beni comuni, a favore di un libero mercato che concede ai privati un business garantito in nome di una presunta maggior efficienza del tutto indimostrata , anzi, sconfessata dalle esperienze di privatizzazione già in atto in Italia, in Europa e nel mondo.
Il Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua, già da anni rappresentato anche sul questo territorio dal Comitato Acqua Bene Comune, insieme a numerose realtà sociali e culturali promuove ora un referendum abrogativo,(tre i quesiti depositati il 31 marzo), delle norme che hanno privatizzato i servizi idrici per rendere possibile da subito la vera ripubblicizzazione della gestione di questo bene. Negli intendimenti del Forum ripubblicizzazione significa anche riconoscere l’acqua come un diritto umano universale, concepire il servizio idrico come “privo di rilevanza economica” che va gestito con modalità solidali e sostenibili, chiedendo maggiori garanzie sulla tutela delle falde e dei corpi idrici, prevedendo nuove forme di governo trasparente, efficiente e democratico del bene, rivendicando un nuovo ruolo partecipativo e decisionale delle comunità territoriali.
La campagna per la raccolta firme referendarie inizierà il 25 aprile e terminerà il 25 luglio. Le adesioni al comitato promotore nazionale sono già numerosissime: dalle associazioni dei consumatori alle associazioni ambientaliste, dal mondo cattolico e religioso ai comitati territoriali, dai movimenti sociali al mondo sindacale, alle forze politiche.
Questo ritrovata determinazione di protagonismo di cittadinanza su scelte fondanti i diritti fondamentali, la qualità della vita, la coesione sociale a partire dalla difesa dei beni comuni, si va consolidando anche nella nostra provincia, per questo crediamo sia importante che anche a livello locale si costituisca una rete organizzativa promotrice, aperta, permeabile, in cui trovino spazio nel modo più esteso ed inclusivo possibile tutti i soggetti interessati a sostenere questa iniziativa di democrazia diretta e consapevole.
Per dibattere e condividere questi obbiettivi ed attivarne la fase operativa è convocata un’Assemblea Pubblica
Mercoledì 14 aprile alle ore 17,30 presso il Centro Servizi Volontariato, Belluno Via Piave 5
venerdì 2 aprile 2010
Presidio in consiglio comunale a Sospirolo

L'ACQUA E' UNA MERCE? INCONTRO AD ALANO DI PIAVE
lunedì 22 marzo 2010
PRESIDIO CONTRO LA CENTRALE IN VALLE DEL MIS

Mercoledì 24 marzo dalle ore 20 il comitato bellunese Acqua Bene Comune sarà presente con un presidio presso il Centro Civico di Sospirolo durante l'incontro pubblico sul Piano del Parco, per ribadire la nostra contrarietà alla realizzazione della centrale idroelettrica nella Valle del Mis ad opera della ditta privata Valsabbia spa di Brescia.
domenica 21 marzo 2010
Roma 20 marzo: 200.000 persone contro la privatizzazione dell'acqua

Un fiume di persone ha attraversato le strade della città di Roma.
domenica 14 marzo 2010
Ci vogliono rubare l'acqua! Recintata la fontana di Piazza Martiri

Il governo, attraverso il D.L. Ronchi ha decretato la definitiva privatizzazione del servizio idrico.
Per difendere il diritto di tutti ad avere accesso ad un bene essenziale come l'acqua, il Forum Nazionale dei Movimenti dell'Acqua, ha indetto una manifestazione nazionale per il 20 marzo a Roma.
Il Comitato ha scelto di aderire e di partecipare attivamente alla mobilitazione.
Dopo un anno, nel quale oltre 9000 cittadini bellunesi hanno sottoscritto una petizione popolare per bloccarne la privatizzazione, ci troviamo di fronte ad una situazione dove anche nei nostri territori nuovi predatori e speculatori vogliono trasformare in merce il bene più prezioso delle nostre montagne, come sta accadendo col progetto per la costruzione di una centrale in Valle del Mis da parte della ditta privata Valsabbia spa di Brescia.
Con questa iniziativa, nella quale abbiamo simbolicamente "privatizzato" l'acqua pubblica della fontana, vogliamo denunciare l'ipocrisia di chi vorrebbe anteporre alla difesa dei beni comuni, la logica del profitto.
QUESTA E' LA NOSTRA TERRA, QUESTA E' LA NOSTRA ACQUA!
COMITATO BELLUNESE ACQUA BENE COMUNE
vedi articolo Corriere delle Alpi
martedì 9 marzo 2010
VERSO LA MANIFESTAZIONE NAZIONALE DEL 20 MARZO

OLTRE IL PUBBLICO E IL PRIVATO: ACQUA BENE COMUNE
A Roma ci saremo!
Dopo una lunga e partecipata assemblea, il Comitato Bellunese Acqua Bene Comune ha deciso di partecipare alla manifestazione del 20 marzo anche con contenuti propri territoriali.
Per anni aziende private e pubbliche hanno devastato il nostro territorio, costruendo chilometri e chilometri di tubature utilizzate per scopi irrigui e per la produzione di energia idroelettrica, provocando la parziale o definitiva morte di importanti ecosistemi in lunghi tratti dei nostri fiumi. Oggi, è in atto un nuovo far west e riguarda anche la privatizzazione del servizio idrico integrato.
La nostra provincia e i suoi cittadini ben conoscono cosa può significare anteporre alla difesa dei beni comuni, la logica del profitto per pochi.
Il ricordo di una grave tragedia come quella del Vajont, ha profondamente segnato l’immaginario collettivo, ma non è bastata a far aprire gli occhi a molti amministratori locali e regionali che continuano ad assecondare le iniziative speculative e colonizzatrici di una nuova classe di predoni dell’acqua, sempre pronti a trasformare il bene più prezioso delle nostre vallate in merce.
La superficialità di analisi tecniche e scientifiche e l’assecondamento di logiche speculative, è ben riassunta dalla vicenda della valle del Mis, dove il Parco Nazionale delle Dolomiti Bellunesi e la Regione hanno concesso alla ditta privata Valsabbia SPA di Brescia il nulla osta alla realizzazione di una nuova centrale idroelettrica all’interno di un’Area Protetta, Sito Europeo di Natura 2000, cuore di un territorio individuato quale Patrimonio mondiale dell’umanità (UNESCO); questo è un ulteriore esempio di come non possiamo delegare acriticamente alle istituzioni e al settore pubblico il controllo politico e di cittadinanza dell’acqua.
Siamo consapevoli che in questa fase di privatizzazione spinta dell’acqua, sia importante, prima di tutto, bloccare il tentativo da parte dei privati, dei capitali speculativi e finanziari, di impossessarsi, per decenni, di un bene fondamentale per la vita; siamo, però, altrettanto convinti che sia giunto il momento di cominciare a praticare adeguate mobilitazioni ed iniziative che porti con sé il desiderio di saper guardare oltre l’orizzonte della ripubblicizzazione, verso pratiche partecipative di condivisione del Bene Comune, per la democrazia.
E’ grazie a questa visione che siamo riusciti a creare una piccola comunità che ha saputo aggregare persone provenienti da percorsi e culture politiche differenti, che grazie all’amore verso il proprio territorio, ha deciso di voler determinare, partendo dall’acqua, uno sviluppo e un futuro migliore per queste nostre montagne.
Da questi territori scenderemo fino a Roma, accompagnati da tutti coloro che vorranno attraversare con noi, le strade simbolo di un potere politico centralista, al quale grideremo con amore che “questa, questa è la nostra terra, questa è la nostra acqua!”.
Si dice acqua, si pratica democrazia.
venerdì 26 febbraio 2010
Assemblea del Comitato
- Determinazioni organizzative in vista della manifestazione nazionale a Roma sull'acqua indetta per il 20 marzo;
- Referendum per l'abrogazione delle norme relative alla privatizzazione del servizio idrico;
- Ricorso al Tribunale Superiore delle Acque contro l'autorizzazione alla realizzazione della centrale in valle del Mis:attivazione e proposte autofinanziamento;
- Presidio del Comitato all' assemblea pubblica del Parco prevista a Sospirolo il 10 marzo;
- Sintesi incontro con la Provincia;
giovedì 11 febbraio 2010
Presidio del Comitato: Belluno è come Pandora, questa è la nostra terra!
"Manderanno un messaggio per dirci che loro possono prendersi tutto quello che vogliono, ma noi manderemo il nostro messaggio... Questa, questa è la nostra terra!" tratto dal film Avatar
Ci sono molte cose che ci accomunano al popolo Na’vi. Prima fra tutte: anche noi AMIAMO LA NOSTRA TERRA!
Una terra che da decenni, fa gola a moltissimi predoni che con la commistione di tanti amministratori locali, sono riusciti a depredare il 90% della risorsa più importante del nostro territorio: L’ACQUA.
“Non un metro di salto resterà senza la sua corrispondente centrale e soltanto limitate e saltuarie frazioni d’acqua andranno perdute”.
Così sentenziava l’ingegner Semenza della SADE, progettista della diga del Vajont, ma non è bastata quell’immane tragedia a porre fine ad un processo di colonizzazione che si è protratto fino ai giorni nostri.
Oggi, un nuovo predone si è fatto avanti: la Valsabbia Spa di Brescia.
Il suo progetto di installare una nuova centrale idroelettrica nella Valle del Mis è l’esempio più significativo della ripresa di questo processo di colonizzazione, che prevede ulteriori nuove richieste di derivazioni da parte di altri soggetti che, se non verranno fermati, andranno a depredare il restante 10% di acqua che attualmente è rimasta libera.
Ma vi sono ulteriori caratteristiche che rendono il progetto di costruzione della centrale in Valle del Mis, il simbolo di una battaglia contro le nuove speculazioni che si stanno abbattendo sui nostri fiumi.
Innanzitutto, perché la Valsabbia è una società privata che ha sede a Brescia e che non ha nulla a che vedere con lo sviluppo del nostro territorio e nessun interesse per il futuro delle nostre montagne se non quello speculativo.
Secondariamente, perché il manufatto (di ben oltre i mille metri cubi) dovrebbe essere realizzato all’interno del Parco Nazionale delle Dolomiti Bellunesi, in una zona dichiarata di elevatissimo valore naturalistico e classificata come “Zona di Riserva Generale Orientata di tipo B1”, ovvero una zona dove sia la legge quadro sui Parchi (394/91) che lo stesso Piano del Parco vieta opere che modifichino il regime naturale delle acque, ma soprattutto non permettono la costruzione di “Nuove Opere Edilizie”.
Ancor più grave è il fatto che il Direttivo del Parco abbia concesso il nulla osta per la realizzazione dell’opera. Non solo perché riteniamo l’Ente Parco un’istituzione che dovrebbe preservare le bellezze naturalistiche di questo territorio e proteggere la poca acqua rimasta libera di scorrere nei propri alvei, ma anche perché le motivazioni che hanno espresso per difendere la loro posizioni sono inconsistenti.
Infatti, l’interpretazione che danno del famoso articolo 16 del Piano, che permetterebbe la realizzazione di modeste derivazioni nel caso in cui servissero a promuovere le finalità istituzionali del Parco, è errata, perché non vi è nessun atto della Valsabbia spa che confermi tale principio, vi sono inoltre, dichiarazioni fatte sulla stampa locale da parte del Sindaco del comune di Sospirolo favorevole all’intervento che contraddicono l’Ente Parco e infine, è lecito chiedersi come si può considerare “modesta derivazione” un progetto che prevede 1,5 Km di condotta che preleverà l’80% della portata del fiume.
Di fronte a ciò che consideriamo un abuso edilizio e un ennesimo attacco all’ecosistema del nostro territorio, siamo pronti ad andare fino in fondo, per questo abbiamo deciso di ricorre al Tribunale Supremo delle Acque e di mettere in campo tutto il nostro amore per bloccare questo progetto.
PERCHE’ BELLUNO E’ COME PANDORA E CHI AMA LA NOSTRA TERRA DICE NO ALLA VALSABBIA!
I motivi dell'illegittimità della concessione del nulla osta da parte del Parco alla realizzazione della centralina in Valle del Mis
- Il parere di ammissibilità dell’opera in questione è stato espresso dal Consiglio Direttivo il 27/10/2008 (e non il 27/11/2008) con maggioranza relativa di 5 voti favorevoli, 2 contrari, 1 astenuto e 4 assenti.
- L’ente Parco per sostenere l’ammissibilità dell’opera fa riferimento ad alcuni stralci del Piano del Parco, ma non da il quadro complessivo impedendo di fatto ad un osservatore esterno di avere il quadro di riferimento completo su cui esprimere un parere pertinente.
- In particolare non si fa riferimento all’art. 11 della legge quadro (394/91) che recita “..nei parchi sono vietate le attività e le opere che possono compromettere la salvaguardia del paesaggio e degli ambienti naturali tutelati con particolare riguardo alla flora e alla fauna protette e ai rispettivi habitat. In particolare sono vietati: (…)c) la modificazione del regime delle acque”. Ricordiamo che quella è una zona di grande interesse naturalistico e paesaggistico, una delle principali se non la principale forra del territorio del Parco.
- Non si comprende come ’art. 16 del Piano del Parco Nazionale Dolomiti Bellunesi, seppure citato, possa essere interpretato come norma che permette la realizzazione della derivazione per la centralina idroelettrica, quando recita testualmente: “è vietato qualsiasi intervento che modifichi il regime naturale delle acque superficiali e sotterranee. E’ comunque vietata, all’interno del Parco ogni ulteriore derivazione delle acque superficiali e sotterranee per scopi idroelettrici e irrigui” e ancora “...sono, inoltre, ammesse, con le stesse modalità del precedente comma, modeste derivazioni idriche, da riservare esclusivamente agli apprestamenti che l’Ente Parco intenda favorire, promuovere, realizzare o destinare alle proprie finalità istituzionali” Certamente non risponde alle finalità istituzionali di un Parco Nazionale (per la verità di alcun Parco) la realizzazione di un’opera come quella in oggetto.
- Una minima parte dell’opera sarà realizzata all’estero, l’opera di captazione, ma la parte più preponderante ed impattante sarà all’interno dei confini (condotta forzata, edificio che ospiterà gli impianti le turbine e tutta la strumentazione). Fondamentale quindi ricordare che i lavori previsti verrebbero eseguiti in “Zona di Riserva Generale Orientata di tipo B1” definita dal Piano del Parco di “Valore elevatissimo” in cui l’art.18 delle Norme di Attuazione del piano prevede “scavi per l’interramento di derivazione di acquedotti..” ma non di derivazioni per la produzione idroelettrica. In questa zona sono altresì esclusi interventi di nuova edificazione (l’edificio della centralina coprirebbe all’incirca
lunedì 8 febbraio 2010
STOP ALLA CENTRALE IDROELETTRICA NELLA VALLE DEL MIS

martedì 2 febbraio 2010
Assemblea del Comitato
- Informazioni stato vertenze territoriali acqua e determinazioni conseguenti
- Attivazione rete veneta per una carta dei dititti del territorio
- Manifestazione nazionale per l'acqua bene comune " Roma 20 marzo 2010"
- Proposta referendum per l' abrogazione delle norme di privatizzazione del servizio idrico integrato