lunedì 20 dicembre 2010

Rassegna Stampa - Bagarre per la centrale di Busche



dal corriere delle alpi
di C. ARBOIT

Il dietro-front del Carroccio ha acceso la polemica e fatto volare parole pesanti tra alcuni consiglieri di maggioranza e dei manifestanti del comitato Acqua bene Comune. Di fatto, sulla mega-centrale di Busche, il consiglio provinciale ha deciso di non decidere, bocciando l'ordine del giorno del Pd e approvando quello della Lega. In un clima da resa dei conti, qualcuno ha cambiato idea e qualcun'altro si è fregato le mani. Altri, molto più semplicemente, si sono indignati. E' stato un consiglio provinciale teso quello che si è tenuto ieri a Belluno. L'assemblea doveva prendere posizione sulla realizzazione del mega impianto di Camolino-Busche: undici chilometri di condotta - per cinque metri di diametro - e una centrale in località Zaetta di Cesiomaggiore, a monte del bacino di Busche. Un'opera multi-milionaria e finora contestatissima. Esattamente due mesi fa il consiglio provinciale aveva deciso di rinviare la partita, ma durante la discussione era emersa una frattura apparentemente insanabile tra Lega e Pdl. I giornali avevano titolato "maggioranza spaccata" e nessuno si era lamentato: da un lato c'era la Lega - tendenzialmente contraria all'impianto - dall'altro il Pdl - tendenzialmente favorevole. Lo stesso presidente Bottacin al nostro giornale si era detto «allineato e coperto» con il Carroccio, dicendo anche che «così com'è, non posso essere favorevole al progetto». Ieri, un po' a sorpresa, il riallineamento tra i due gruppi di maggioranza con una Lega in evidente difficoltà. «Mi dispiace sia passato così tanto tempo, ma c'è stato un confronto», ha spiegato il capogruppo della Lega nord Nunzio Gorza. E' toccato a lui togliere le castagne dal fuoco: nessuna parola da parte di Bottacin né dei suoi assessori. Insomma, la partita era politica e sul terreno della politica si è giocata. Sono le 18 quando Renzo Crosato del Pd presenta l'ordine nel giorno nel quale si dichiara la contrarietà al progetto. E' lo stesso Crosato a tentare una manovra di avvicinamento alla Lega: «Mi sembra di aver capito che la pensiamo allo stesso modo. Cerchiamo una soluzione». Gorza, dal canto suo, annuncia alcuni emendamenti all'ordine del giorno del suo gruppo, ammorbidendone di fatto i toni di due mesi fa. Toglie un perentorio "già" - («Questo territorio ha già dato») - e introduce alcune condizioni. «Ogni questione deve essere approfondita. Dobbiamo valutare caso per caso». Dal pubblico, dove sono presenti i rappresentanti del Comitato, si alza un brusio e qualcuno fa la voce grossa, tanto che il presidente del consiglio Stefano Ghezze invita gli agenti di polizia a «intervenire». Alla fine, su istanza della Lega, Ghezze concede qualche minuto di sospensione. I leghisti vengono raggiunti da Bottacin, poi dal capogruppo Pdl Addamiano. Subito dopo, annunciano il voto contrario al documento Pd. I commenti dei ragazzi del Comitato - in realtà c'è anche qualche signora con la pelliccia - sono impietosi. «La Lega è totalmente incoerente», il commento di Valter Bonan, rappresentante del gruppo. «Ci hanno voltato le spalle», dicono altri. Bocciato il documento Pd (anche se c'è l'astensione di un consigliere leghista), si passa a quello della Lega emendato dallo stesso Gorza. Si tratta di un documento "cauto" dove non si dice né sì né no all'impianto. Si dettano però delle condizioni, dalla sostenibilità dell'opera al coinvolgimento della popolazione. Ma sono considerazioni generali che valgono «per tutti gli impianti». Gorza e la Lega - all'uscita dell'aula - vengono sottoposti a un fuoco incrociato. «Vergogna, buffoni. Gorza, sei favorevole o contrario?». Stesso trattamento per Bottacin, che ha invitato a moderare i toni. Troppo tardi.

mercoledì 8 dicembre 2010

PRESIDIO CONTRO LA CENTRALE CAMOLINO - BUSCHE



VENERDI' 17 DICEMBRE ORE 17:30
PRESIDIO IN PIAZZA DUOMO A BELLUNO

Durante il consiglio provinciale sarà discusso un ordine del giorno
sulla realizzazione della centrale proposta da ENEL e EN&EN

Il Comitato Bellunese Acqua Bene Comune invita tutti a partecipare al presidio
Contro i vecchi e nuovi predoni dell'acqua
In difesa della poca acqua rimasta nei nostri fiumi
CONTRO LA CENTRALE CAMOLINO-BUSCHE!

Ti aspettiamo
Porta con te pentole, fischietti, campanacci, trombe....

Per la nostra Terra, facciamoci sentire!

lunedì 15 novembre 2010

Comunicato Stampa contro la realizzazione di una centrale idroelettrica sul torrente Vajont


La funesta parola “sfruttamento” torna ad affacciarsi sul Vajont. Già c’erano stati, in passato, altri progetti, tutti giustamente naufragati sull’onda dell’indignazione che avevano suscitato. Ora viene presentato il progetto di un nuovo impianto idroelettrico, i cui contenuti sono ancora tutti da chiarire, ma che ha comunque un inaccettabile punto di partenza: l’utilizzo dell’acqua del torrente Vajont, in un territorio dove la logica della privatizzazione di un bene comune, l’acqua, è arrivata alle sue estreme conseguenze.

La parola “sacro” non va spesa alla leggera, ma quel territorio, quella diga, quei paesi non possono essere un’altra volta oggetto di sfruttamento in nome di un malinteso “sviluppo”. Quel territorio e quell’acqua sono “sacri” perché non soltanto conservano i segni di una tragedia, ma custodiscono una memoria comune, delle popolazioni del Vajont e dell’umanità intera.

Il Vajont ha ottenuto nel 2008 (Anno internazionale del Pianeta Terra) un riconoscimento significativo dall’Onu: quello di essere stata la più grande tragedia al mondo che si poteva evitare, provocata dall’incuria umana, cioè dall’uomo e non dalla natura, esempio negativo del fallimento di ingegneri e geologi. Il Vajont è così entrato al primo posto di una graduatoria mondiale che, per quanto “negativa”, lancia un monito a lavorare tutti per evitare che tragedie simili si ripetano. Se le cause della tragedia del Vajont sono da ricercare nella corsa al profitto e nello sfruttamento delle risorse della natura, l’iniziativa propugnata dalle Società EN&EN – Martini e Franco e dalle Amm. di Castellavazzo, Longarone ed Erto Casso va nella direzione opposta.

L’affermazione più sconcertante viene da Franco Roccon, sindaco di Castellavazzo, che rende più che esplicito il punto di caduta culturale e politico: l’Associazione Superstiti e Comitato sopravvissuti, dice Roccon, “difendono la memoria”, mentre gli altri, quelli che “vivono oggi sui territori devastati un tempo dalla tragedia, guardano al futuro”. I superstiti, dunque, sarebbero persone prigioniere di un passato che non vuol passare, ancorati a una tragedia superata? E a quale futuro bisognerebbe guardare?

Il “futuro” è contenuto nel nuovo progetto idroelettrico che evidentemente tanto “progetto” non è, visto che già ci sono accordi precisi con il Bim Gsp, che gestirà l’opera e di cui è presidente, guarda caso, proprio il sindaco Roccon. Nessuno, fino ad oggi, ne sapeva niente: ma evidentemente il piano è già stato presentato negli uffici e condiviso dai sindaci, prima ancora di essere sottoposto alla discussione e al vaglio della popolazione.

Quel “futuro” è un passato già visto. Già visto sul Vajont, dove la gente a suo tempo è sempre stata tenuta all’oscuro di che cosa si consumava sulla sua pelle. Già visto nei molti comuni dove in anni più recenti si è continuato a saccheggiare un bene comune, l’acqua, e a compromettere l’ambiente e gli ultimi torrenti della montagna con la richiesta e la costruzione di decine di nuove centrali idroelettriche. La filosofia di fondo è ancora quella di una volta: “valorizzare”, “sfruttare”, “utilizzare” fino all’ultima goccia l’acqua della montagna, in nome dello “sviluppo” e assecondare la progressiva privatizzazione di Beni Comuni paradossalmente riconosciuti come Patrimonio dell’Umanità.

Altro che ricchezza inutilizzata, è l' assenza di un’idea di futuro sostenibile fondata sulla bellezza di queste montagne la vera miseria, che non è povertà: è la miseria di amministratori rassegnati che si dicono costretti a svendere il territorio per far fronte ai tagli indiscriminati di un governo “amico” e federalista, è la miseria morale di chi dice che il passato è passato e che è meglio sfruttare noi ogni rivolo d’acqua comprese quelle del Vajont prima che ci pensi qualcun altro.

La storia del Vajont in realtà ci ha lasciato l’inesauribile valore e testimonianza di chi ha denunciato gli scempi del prima e del dopo, di chi ha lottato per la giustizia sociale ed ambientale, di chi ha sempre ribadito che la dignità e la memoria non avevano e non hanno un prezzo.

Da questi esempi e da questa ricchezza partiranno i cittadini bellunesi per impedire la realizzazione di questo progetto.

Associazione culturale “Tina Merlin” – Comitato Acqua Bene Comune

sabato 30 ottobre 2010

DICIAMOCELA TUTTA SULLA CAMOLINO-BUSCHE


Il Comitato Bellunese Acqua Bene Comune organizza 5 incontri di informazione sul mega progetto della centrale idroelettrica Camolino-Busche voluta da Enel e EN&EN

CESIOMAGGIORE:
9 NOVEMBRE ORE 20:30
SALA PAROCCHIALE

SANTA GIUSTINA:
12 NOVEMBRE ORE 20:30
SALA POLIFUNZIONALE PIAZZA MAGGIORE

LENTIAI:
16 NOVEMBRE ORE 20:30
CENTRO SOCIALE TRES

SAN GREGORIO:
19 NOVEMBRE ORE 20:30
SALA CONSILIARE

SOSPIROLO:
23 NOVEMBRE ORE 20:30
CENTRO CIVICO

TI ASPETTIAMO!



martedì 12 ottobre 2010

PRESIDIO IN CONSIGLIO PROVINCIALE


In occasione del prossimo Consiglio Provinciale che si terrà venerdi' 15 ottobre alle ore 15:30, verrà discusso un ordine del giorno riguardante il progetto di realizzazione della centrale idroelettrica Camolino-Busche.
Per questo motivo abbiamo pensato di organizzare un presidio davanti al palazzo della provincia per ricordare al Presidente Bottacin e a tutti i consiglieri, che 9000 cittadini bellunesi hanno sottoscritto una petizione nella quale si richiedeva una moratoria alla realizzazione di nuovi impianti idroelettrici sui fiumi bellunesi

IL PRESIDIO PARTIRA' DALLE ORE 15 FINO ALL'INGRESSO DEI CONSIGLIERI.

Contro coloro che vogliono svendere la nostra terra!

Basta speculazioni sui nostri fiumi!

Non mancare!


Difendiamo il fiume Mis



tratto da www.globalproject.info

Oltre un centinaio di persone si sono radunate nella frazione bellunese di Camolino per partecipare alla conferenza stampa promossa dal comitato Acqua Bene Comune contro il progetto di Enel, in partnership con la società En&En, che prevede la realizzazione di una mega centrale idroelettrica sul torrente Mis. Una conferenza stampa inusuale, che si è svolta nel terreno in cui i progettisti hanno previsto di collocare l’inizio della condotta forzata che attraverserà quattro diversi Comuni, prima di rilasciare, 11 kilometri più a valle in località Busche (BL), l’acqua prelevata a Camolino. La condotta avrà una portata massima di 50 mc/s di acqua per una produzione elettrica annua di 90 gigawatt. Si tratta di un’opera di grande impatto ambientale, come dimostrano i 600 mila metri cubi di materiale che verrà scavato con l’utilizzo di una tunnel boring machine (TBM), una mega talpa che realizzerà un tunnel di 5,80 m di diametro nel quale verrà collocata la condotta. Oltretutto, in alcune zone, anche in prossimità di abitazioni, si passerà ad uno scavo di tipo “tradizionale” , ovvero con l’utilizzo di mine.

Questi sono solo alcuni dei numeri che emergono dal progetto, cifre che solo in parte riescono a descrivere la reale portata dell’opera. Per questo, alcuni attivisti del comitato, prima dell’inizio della conferenza stampa, hanno installato un facsimile in scala 1:1 della sezione della condotta, permettendo così, alle persone presenti, di poter vedere con i propri occhi la dimensione reale dello scavo previsto.

Inoltre, come è stato più volte ricordato, la realizzazione di quest’opera, determinerebbe la definitiva morte dell’ecosistema del fiume Mis, già fortemente compromesso a causa di un'altra grande centrale idroelettrica che ne sfrutta la portata più a monte. Ma, il Mis è solo uno dei tanti esempi di sfruttamento insostenibile dei fiumi del bacino idrico della Piave. Il 90% delle sue acque sono già attualmente artificializzate per scopi idroelettrici e irrigui e questa nuova centrale, la così detta Camolino-Busche, andrebbe ad intaccare in parte quel ultimo 10% di acqua rimasta libera di scorrere nel proprio alveo. Per questo motivo, in difesa dei fiumi bellunesi, il comitato aveva promosso una petizione popolare nella quale si richiedeva una moratoria alla realizzazione di nuovi impianti idroelettrici nel territorio bellunese e la messa in discussione delle vecchie concessioni. Le 9000 firme raccolte però, sono rimaste nascoste nei cassetti dell’amministrazione provinciale, totalmente snobbate dal presidente leghista Bottacin, che come per la questione del prolungamento dell’autostrada A27, è disposto a svendere il proprio territorio a qualche speculatore senza scrupoli. Per questo il comitato ha indetto per venerdì 15 alle ore 15:30 un presidio in consiglio dove sarà discussa la questione relativa alla nuova centrale Camolino-Busche.

Infine, la conferenza stampa, si è conclusa con una bellissima iniziativa di una trentina di canoisti che con i propri kayak hanno disceso il fiume Mis , con in testa lo striscione “Stop alla sfruttamento dei fiumi”.