sabato 7 novembre 2009

L'acqua è un bene comune o una merce su cui realizzare profitti ?

La mobilitazione unitaria e l'impegno dei cittadini bellunesi determinano già alcuni risultati concreti in materia di acque. Nel Piano Tutela delle Acque approvato mercoledì dal Consiglio Regionale sono state inserite delle importanti integrazioni sollecitate dalle iniziative del Comitato Acqua Bene Comune. In incontri preliminari e nell'apposita nostra audizione nella settima comissione abbiamo avanzato proposte fatte proprie da diversi consiglieri che hanno inteso assumerle in appositi emendamenti al Piano. In particolare si è ottenuto con il voto finale che vengano tolte dalle concessioni storiche irrigue le inesistenti disponibilità del Vajont e di Pontesei (159 milioni di mc/a), grave anomalia che una volta rimossa potrà ridare maggior equilibrio al bilancio idrico della Piave. Sono stati integrati poi nuovi riferimenti normativi per meglio definire il deflusso minimo vitale, per inibire estensive e generiche deroghe allo stesso, per strutturare un'adeguata rete di controlli e monitoraggi sulle derivazioni e sui rilasci, indicando più chiaramente nel fabbisogno idropotabile e nella conservazione degli ecosistemi fluviali le priorità che dovranno essere garantite rispetto ad ogni altro utilizzo. Tutti obiettivi questi indicati nella nostra petizione che hanno avuto un primo parziale riconoscimento formale e normativo e su cui vigileremo per una sostanziale e concreta attuazione ed applicazione.

Contestualmente a Roma, nella stessa giornata, il Senato ha votato a maggioranza (contrari udc, pd, idv) la conversione in legge del decreto legge 135 contenente l'art. 15 con il quale si procede speditamente verso la privatizzazione del servizio idrico.
Il testo approvato è:
- grave perchè impone nella gestione dell'acqua la presenza, per lo più maggioritaria, dei privati non solo nelle società miste o quotate in borsa ma anche per le gestioni di società interamente pubbliche (con questo decreto almeno il 40% dovrà essere in mano ai privati);
- è contradditorio perchè è stato anche approvato un emendamento dell'opposizione che rischia di essere la foglia di fico del controllo pubblico sui rischi d'impresa privati (socializzazione delle perdite, privatizzazione dei profitti..);
- è centralistico ed incostituzionale perchè espropria gli enti locali e le regioni di funzioni proprie e colloca indebitamente e definitivamente il servizio idrico tra i servizi a rilevanza economica soggetti alla competitività del mercato . Questa non era una scelta obbligata dall' Europa, come si è tentato di far credere (con un emendamento hanno tolto persino le farmacie comunali da questi obbighi...), ma è una decisione politica voluta e discrezionale che va assunta con piena responsabilità di chi la sostiene e con altrettanta trasparenza e determinazione di iniziative va respinta da chi non la condivide.
Chiediamo pertanto, in vista del prossimo passaggio del decreto alla Camera, ai parlamentari bellunesi di rendere pubblico e motivato il loro voto su questo provvedimento e ai Comuni di far sentire la propria voce in difesa dei diritti di cittadinanza e delle proprie prerogative di autogoverno territoriale, in sintonia con le migliaia di cittadini di questa provincia che si sono mobilitati per difendere il principio della tutela e della gestione pubblica solidale e partecipata dell'acqua.

Comitato bellunese Acqua Bene Comune

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