domenica 20 settembre 2009

Il governo decide di privatizzare l'acqua


La tecnica è consolidata: per non far capire ai cittadini che vengono loro sottratti diritti essenziali a vantaggio di interessi “particolari” e di specifiche lobby economiche, politiche e finanziarie, è sufficiente approvare contorti articoli all’interno di leggi omnibus, di prossima applicazione al fine di evitare adeguate e pronte forme di opposizione. Solo così si spiega,assieme alle scontate complicità politiche, il silenzio generale nella nostra provincia su un Decreto Legge approvato nei giorni scorsi dal Governo relativo all’”Adeguamento alla disciplina comunitaria in materia di servizi pubblici di rilevanza economica", con particolare riferimento all’ articolo 15.Tradotto dalle nebbie burocratiche vuol dire che con quest’iniziativa di dubbia legittimità costituzionale :
a) si consolida il processo di privatizzazione di tutti i servizi pubblici locali;
b)si rende obbligatoria e maggioritaria la partecipazione dei privati d’impresa nelle società di gestione di questi servizi;
c) si azzerano le gestioni delle SpA a totale capitale pubblico e si costringono i Comuni alla gara d’appalto anche per servizi essenziali quale quello idrico integrato.
Quando denunciavamo che la gestione dell’acqua tramite una SpA (Bim Gestione Servizi Pubblici) altro non era che il cavallo di troia per arrivare alla privatizzazione, venivamo accusati di allarmismo e tacciati che tutto sarebbe rimasto sotto il controllo degli Enti Locali :ora, in base a questo provvedimento Calderoli-Fitto anche la gestione del servizio idrico (acquedotti e depurazione) bellunese dovrà essere sottoposto a procedure competitive ad evidenza pubblica entro il 31 dicembre 2011 .Tutti gli addetti ai lavori già prevedono che le gare saranno appannaggio di un forte cartello di imprese ben definito (Acea-Iride/Enia/Hera-A2A)dentro alle quali i pacchetti azionari delle multinazionali Suez Lyonnes des Eaux e Veolia e delle banche la faranno da padroni sui rubinetti dei cittadini e sulle politiche di gestione dell’acqua nei territori.
Autonomia, autogoverno, federalismo si dimostrano quindi parole vuote e strumentali in bocca di chi predica male e razzola peggio a sostegno di interessi forti sopra i diritti e le volontà delle comunità locali. Una risposta immediata ed adeguata a queste politiche liberiste e centraliste non può allora che venire dai cittadini, dalle organizzazioni sindacali, dai movimenti sociali territoriali, dagli Enti Locali non allineati. Anche su questo obiettivo assieme a molte associazioni bellunesi stiamo raccogliendo migliaia di firme su una petizione popolare contro queste norme e per il riconoscimento dell’acqua quale bene comune, diritto universale. Nei prossimi giorni invieremo a tutte le Amministrazioni Comunali bellunesi una proposta di delibera consiliare per definire , in conformità con il diritto comunitario, i dettami costituzionali, i principi di sussidiarietà che l’acqua è un bene essenziale oggetto di servizi d’interesse generale e non di rilevanza economica, che deve essere gestito in modo sostenibile e solidale da soggetti esclusivamente pubblici . Su questa importante partita oggi non ci sono più spazi per alibi e ambiguità, tra beni comuni e mercato ciascuno deve stabilire da che parte stare.

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